Una conversazione con Mauro Franzoni, presidente di Levico Acque
La sostenibilità ha due pilastri: uno è etico, l'altro tecnologico.
Il case study degli AcquaLocker con tecnologia TNS (Gruppo Optoi).
Mauro Franzoni è uomo poliedrico e di visione. Presidente di Levico Acque (nel settore delle acque minerali la realtà trentina vanta uno dei brand più rinomati: Acqua Levico), titolare di un’azienda di cosmetica e una di ghiaccio alimentare, amministratore di un’azienda agricola biodinamica, Franzoni ricorda per grinta e rigore etico gli imprenditori degli anni ’50 e ’60: uomini che costruirono il Miracolo economico italiano, garantendoci decenni di prosperità. Il suo sguardo però è volto al futuro, e al mondo che verrà. Per lui la natura e la salute sono una priorità (in Franciacorta produce vino biologico, non a caso), e la parola chiave è sostenibilità: ambientale, così come sociale ed economica.
Bresciano, con le sorelle Margherita e Marilì il presidente Franzoni ha trasformato Levico Acque in una società benefit, e crede che il futuro sia un’economia rigenerativa, dove cioè “generiamo più di quello che consumiamo”. E infatti Levico Acque vende soltanto acqua in bottiglie di vetro, e pratica il reso: i cittadini si fanno portare l’acqua a domicilio e poi restituiscono le bottiglie, a beneficio di ambiente e salute. Tuttavia la sostenibilità ha due pilastri: uno è etico, l’altro è tecnologico.
Per favorire la cultura del reso e la diffusione dell’acqua minerale in vetro Levico Acque ha realizzato gli AcquaLocker, armadietti smart IoT dove i clienti possono ritirare le loro bottiglie di minerale Levico e poi restituire cassa e bottiglie vuote. Il progetto, all’avanguardia in Italia, permette la vendita e reso del prodotto in totale autonomia, 24 ore su 24 sette giorni su sette, senza necessità di personale e con gestione in remoto. Tradurlo in realtà non è stato facile. Ha richiesto, per esempio, lo sviluppo di sensori custom di presenza per le bottiglie da parte di The Next Sensor Srl (TNS), società del Gruppo Optoi specializzata in sistemi IoT customizzati; ma il lavoro di TNS non si è limitato ai sensori: la società con sede nel vicentino si è occupata, per esempio, di sviluppare una scheda modulare connessa con il gateway, di creare il gateway (modulare anch’esso), delle comunicazioni tramite GSM e del cloud, di brevettare gli armadietti e di ottenere le certificazioni necessarie per costruzione e installazione.
Il presidente Franzoni ha parlato degli AcquaLocker (e molto altro ancora) in questa conversazione per il blog di Optoi.
Presidente Franzoni, che tipo di azienda è Levico Acque?
Diciamo che nel comparto delle acque minerali è una PMI, però ha la particolarità di offrire solo acqua in vetro, e per il 95% si tratta di vetro a rendere. Dato che non usiamo plastica non possiamo avere, ovviamente, le dimensioni di altre aziende del settore. Nel nostro segmento specifico, tuttavia, siamo un caso significativo.
Avete sempre puntato sul vetro?
Sì, sempre, e in particolare abbiamo curato il mercato del porta a porta, del consumo privato.
La fonte è situata nelle Alpi trentine, in una zona magnifica anche dal punto di vista naturalistico.
Sì, per la precisione a Levico Terme, in Valsugana. È un’acqua di montagna minimamente mineralizzata, quindi ha la pregevole caratteristica di essere molto leggera. Sia chiaro, questo non è merito nostro [ride], è così naturalmente, per fortuna.
Difatti voi dite che è “un’acqua pura e leggerissima”.
Esatto, è molto leggera, quindi è perfetta per essere bevuta tutti i giorni.
Ricordavamo poc’anzi che avete la specificità di vendere solo acqua in bottiglia di vetro. Qual è la ragione di questa scelta, che vi distingue da molte altre marche?
In effetti siamo in pochi. Vede, quando abbiamo acquistato Levico, nel 2005, l’azienda già vendeva solo acqua in vetro, e abbiamo deciso di continuare su questa linea. Essa rappresenta una caratteristica identificativa del nostro fare impresa.
C’è sempre stata una grande attenzione, da parte nostra, verso il tema della sostenibilità, dell’impatto della plastica sull’ambiente, dell’importanza del riuso. Parimenti il vuoto a rendere ci è sempre apparso come un modo intelligente per dare una mano alla natura, senza contare che il vetro continua a essere il materiale più sicuro e protetto che ci sia. Forse il vetro a rendere era un’abitudine un po’ vecchio stile, del passato, ma noi di Levico Acque abbiamo cercato di ringiovanirla, e oggi un certo interesse sta tornando.
Quindi il fatto che la vostra bottiglia sia in vetro è un valore aggiunto, riconosciuto come tale dai consumatori.
Su questo non c’è ombra di dubbio. Noi portiamo le bottiglie a casa dei consumatori, e quando i consumatori le hanno bevute ci rendono i vuoti.
Quindi una persona che vuole bere Acqua Levico, e vive a Milano o a Vicenza, cosa fa?
Semplicissimo. Va alla sezione “consegna a domicilio” del sito di Levico Acque, scopre quali sono i distributori vicini, li chiama e si fa portare l’acqua da loro.
E com’è nata la vostra collaborazione con il Gruppo Optoi, e nella fattispecie con TNS, guidata dal manager Andrea Scaramuzza?
Tutto nasce dall’idea di facilitare l’uso del vetro a rendere. Abbiamo pensato di avvicinarci al nostro consumatore e di creargli la possibilità di un armadio, un locker, dove sia possibile comprare la nostra acqua e riconsegnare quindi i vuoti. Di locker ne esistono già tanti in giro, vengono utilizzati per facilitare la consegna di pacchi ecc. Noi abbiamo pensato a un locker da porre in aree comode, di passaggio; con una app il cliente può comprare online la sua acqua, poi raggiunge il locker, apre lo sportello, prende le bottiglie d’acqua e riconsegna i vuoti.
Ma c’è un problema. Oggi, come ho detto poco fa, di locker ce ne sono in tutte le città, nessuno di essi però prende il reso. Sono armadietti dove si mette qualcosa (ad esempio un pacco) che qualcun altro porta a casa, stop. E qui diventa chiaro perché ci siamo rivolti al Gruppo Optoi: la novità dei nostri locker, e il motivo per cui ci è servita la vostra sensoristica, è che se qualcuno compra la nostra acqua, riceve anche l’imballo, cioè il cestello da sei bottiglie, e il cestello più le bottiglie hanno un valore (da un punto di vista economico) superiore all’acqua. Per noi, in altre parole, è molto importante che il cliente ci renda le bottiglie vuote, altrimenti perdiamo un patrimonio! E come farcele rendere? Ma addebitando una cauzione… quando il cliente compre la nostra acqua paga, oltre all’acqua, pure una cauzione che gli viene restituita nel momento in cui rende il vuoto. Come faccio però a sapere quando il cliente mi rende il vuoto, e quante bottiglie mi rende? Bisogna attrezzare il locker con dei sensori che leggono ciò che il cliente ha reso. Per esempio se mi ha reso cinque bottiglie anziché sei (non so, magari una bottiglia gli è inavvertitamente caduta e si è rotta), il sensore ne legge cinque e al cliente viene accreditato l’importo della cauzione per cinque bottiglie anziché sei.
Sembra facile, ma non lo è.
No, non è per niente facile. Abbiamo dovuto costruire il locker, dotarlo della sensoristica necessaria a comprendere il tipo di reso, abbiamo dovuto realizzare la app e sviluppare un sistema integrato per gestire tutte queste informazioni e fare il collegamento a un gestionale o a un conto per il pagamento. Insomma, il nostro locker non è un semplice armadietto. Ha delle specificità, e per questo è stato chiamato AcquaLocker.
E qual è stato il contributo di TNS e del Gruppo Optoi?
Sicuramente la vostra grande competenza è stata quella di offrirci la soluzione più efficiente nonché economica per poter “leggere” il tipo di reso, cioè capire se tale reso è conforme e quante bottiglie ci sono. Il valore aggiunto apportato da voi è stato, dunque, quello di mettere a punto un sistema in grado di funzionare sempre, in estate come in inverno, con il caldo e con il freddo, con la pioggia o senza la pioggia, perché questo AcquaLocker è pur sempre una macchina che può stare all’aperto, e quindi la tecnologia dentro di esso deve resistere a temperature e condizioni atmosferiche diverse.
Dobbiamo anche capire che cosa succede al suo interno, ad esempio quando c’è il sole, specie quando le bottiglie sono piene d’acqua; infatti se le bottiglie sono vuote il calore non crea particolari problemi, ma se c’è dentro l’acqua il discorso cambia. È un esperimento a 360°.
C’è anche un brevetto.
Sì, c’è un brevetto, il nome è stato registrato, e stiamo sperimentando gli AcquaLocker in tre posti diversi per capirne appieno la funzionalità, e valutare l’interesse del consumatore (che, a nostro parere, è alto). Siamo in fase di studio.
È un esperimento, come diceva lei poc’anzi. Del resto una delle caratteristiche precipue di TNS è la passione per l’innovazione a tutto campo (oltre a una marcata trasversalità delle competenze); infatti l’azienda si è pure occupata di seguire lo sviluppo del progetto nel suo complesso, e di coordinare la parte di sensoristica con quella di comunicazione dei dati e anche con la parte di meccanica, intesa come producibilità tecnico-economica del sistema. Ma dove sono stata installati questi AcquaLocker?
A Firenze. Consiglio a tutti i lettori interessati di andare a vedere questo filmato su YouTube, dedicato proprio agli AcquaLocker. https://www.youtube.com/watch?v=ueuQMAXpUNs
È soddisfatto dell’esito del progetto?
Sì, sono soddisfatto. Certo, si tratta di un processo ancora in divenire, dobbiamo studiare l’impatto sulle abitudini dei nostri clienti, perché chi utilizza un AcquaLocker per comprare la sua acqua cambia il modo di comprare. Sceglie il vetro anziché la plastica, la sua è una decisione culturale, ambientale, con un impatto (positivo) sul nostro pianeta. Senz’altro è un approccio nuovo.
E come si è trovato a lavorare con TNS?
Bene, il progetto è stato portato a termine. Non è stato facile per voi, siete subentrati a progetto già iniziato, se fossimo partiti sin dall’inizio con voi le cose sarebbero state più semplici. Avete fatto un grande sforzo per dare il meglio.
L’AcquaLocker indica che un’alleanza tra tecnologia ed etica può generare business, ma anche benefici per l’ambiente.
Sì, sicuramente tecnologia ed etica creano un bel binomio.
Qual è il futuro del progetto AcquaLocker?
In Toscana negli AcquaLocker si trova Acqua Levico, ma il resto d’Italia può essere servito con altre acque locali. La forza del progetto è il modello, che stiamo sperimentando adesso e vorremmo che funzionasse. Ma non è che in Sicilia gli AcquaLocker devono avere bottiglie in vetro di acqua trentina, l’acqua siciliana va benissimo. In ogni caso il potenziale è molto alto.
Lei ovviamente conosce il presidente del Gruppo Optoi Alfredo Maglione, anch’egli un imprenditore di visione che guarda al futuro con ottimismo e fattività. Ha trovato con lui una consonanza valoriale, oltre che imprenditoriale?
Sicuramente sì. Infatti stiamo collaborando anche su altri progetti.
Voi siete molto attenti all’ambiente e alla sostenibilità, siete anche Climate Positive, no?
Esatto. E siamo anche una società benefit.
Climate Positive vuol dire che catturate più anidride carbonica di quella che emettete.
Sì, il 110%.
Quindi un 10% in più.
Corretto.
Lei personalmente è sempre stato attento all’ambiente?
La parola “attento” è una parola grossa, direi che mi sono sforzato, negli ultimi vent’anni, di mostrare attenzione nei confronti dell’ambiente. E le faccio un esempio, per dare concretezza alle mie parole. Nel 2002 ho costruito casa mia e l’ho fatta con il geotermico, il solare termico, il fotovoltaico, l’acqua di riciclo per i bagni ecc.
Ed è preoccupato per le nuove generazioni?
Certo che sì! L’anno scorso, con il MUSE, abbiamo realizzato anche un’edizione limitata della 75 cl. La bottiglia di acqua gasata affrontava il tema della perdita di biodiversità, quella di acqua naturale era dedicato proprio al tema di cosa lasciamo alle nuove generazioni. Cerco di impegnarmi, da imprenditore, a cercare di lasciare ai giovani qualcosa di buono.
La sua famiglia ha comprato Levico Acque nel 2005. È contento di come stanno andando le cose?
Siamo molto contenti, l’azienda sta crescendo. Per noi, poi, è importante avere una identità coerente, ambientale e non solo. In ogni caso veniamo da un periodo di forte sviluppo, negli ultimi tre anni siamo cresciuti del 20% l’anno. Sa, chi nel 2020 riforniva alberghi e ristoranti ha incontrato grosse difficoltà a causa della pandemia; noi no. Infatti eravamo focalizzati assai di più sul porta a porta, proprio nel 2020 abbiamo avuto un boom di richieste perché le persone rimanevano chiuse a casa e consumavano di più.
Tenga presente però che per far bene in questo mercato bisogna investire negli imballi, noi nel 2020 abbiamo acquistato imballi per un milione e mezzo di euro, perché se lei non ha le casse e le bottiglie di acqua minerale ne può vendere a domicilio ben poca. Noi abbiamo creduto nel nostro business, quando sono cresciute le richieste abbiamo fatto investimenti cospicui, e i risultati alla fine sono arrivati.
È difficile introdurre la cultura del vuoto a rendere in Italia?
Se non si vara una legge specifica non lo farà nessuno. Senz’altro è più comodo avvalersi delle bottiglie di plastica, il vuoto a rendere obbliga infatti a fare investimenti mostruosi negli imballi. Grazie alla plastica non c’è bisogno di avere magazzini, piazzali pieni di casse, si può decidere la quantità in base al momento. La verità è che in Italia si consuma troppa acqua in bottiglia. Il nostro consumo è doppio rispetto a quello della Germania, che ha venti milioni di abitanti in più, e non si può ricorrere al vetro per un consumo così ingente. Però si possono rafforzare i servizi a domicilio, potrebbero per esempio nascere organizzazioni di consumatori interessati a farsi portare l’acqua in vetro a casa. C’è qualche margine di crescita.
L’acqua conservata in vetro poi è più buona.
Su questo non c’è dubbio.
Per ulteriori informazioni - contact@optoi.com