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Optoi: innovazione concreta, anche nel biomedicale

L’ Innovazione Concreta made in Optoi non si limita all’Industria 4.0, o all’aerospaziale. Tocca anche un settore cruciale per ogni essere umano: la salute. E la divisione biomedicale di Optoi nasce proprio con l’obiettivo di porre la nostra leadership nell’ambito dei sensori ottici al servizio della qualità della vita delle persone. Alla guida di questa divisione strategica c’è la collega Cristina Ress. Che vanta un curriculum accademico di tutto rispetto: studi di biotecnologia, genomica e trascrittomica all’Università di Padova, un PhD in Information and Communication Technology (ICT) all’Università di Trento, ma anche un master internazionale in nano- e microtecnologie presso FBK, dove ha potuto toccare con mano il ruolo cruciale della sensoristica per il progresso biomedico.

«Le biotecnologie mi affascinavano già al liceo. Erano gli anni del sequenziamento del DNA, delle grandi scoperte genomiche… — mi racconta Cristina – Non è stata una scelta facilissima, in ogni caso. Per anni in Italia le biotecnologie sono state capite poco. Ma ho avuto il grande privilegio di incontrare ricercatori straordinari come Rita Levi Montalcini. Che faceva ricerca in una stanza, senza tutti i macchinari e le tecnologie di oggi, ma che ci ha creduto fino in fondo, ed è riuscita a dimostrare quello che voleva, vincendo, alla fine, anche il premio Nobel per la medicina».

Cristina è una delle menti dietro il progetto di frontiera miRNADisEASY, finanziato dal programma Horizon 2020. Promosso e coordinato proprio da Optoi, il progetto ha visto un consorzio internazionale di aziende, università e centri di ricerca ideare un nuovo tipo di dispositivo in grado di diagnosticare tempestivamente il tumore al polmone; tra i protagonisti del consorzio, pure l’azienda DestiNA Genomica, e il Laboratorio di Biologia e Biotecnologia dell’RNA del Dipartimento CIBIO, diretto dalla professoressa Michela Alessandra Denti.

«La partnership con DestiNA Genomica, azienda nata a Edimburgo e oggi basata a Granada, in Spagna, si è rivelata fondamentale per lo sviluppo delle sonde chimiche: si tratta di una tecnica brevettata, all’avanguardia, che permette di rilevare piccolissime sequenze sia di DNA che di RNA. Noi di Optoi, invece, abbiamo sviluppato un dispositivo estremamente sensibile. Combinando queste due expertise, è stato possibile realizzare una tecnologia innovativa che fa direct detection, ossia rileva in modo diretto, nei fluidi corporei come sangue e saliva, corte sequenze di acidi nucleici, per effettuare una diagnosi precoce».

Ovviamente si tratta di una tecnologia a livello ancora prototipale, che va a operare in uno dei settori più “caldi” dell’espressione genica: lo studio dei microRNA, e in particolare la loro analisi, quantificazione e identificazione. «Sono tanti i laboratori in giro per il mondo focalizzati sui microRNA, ma c’è ancora tanto lavoro da fare, e uno dei fattori più limitanti è la tecnologia, ancora non all’altezza — mi dice Cristina –. Il nostro contributo alla ricerca è appunto questa tecnologia, che rende possibile la direct detection in modo molto preciso, rapido e affidabile. Considera che i microRNA sono piccole molecole che constano di 18–22 nucleotidi, e che si differenziano per un nucleotide solo: pertanto basta un minimo errore nell’analisi del microRNA per avere un risultato totalmente sbagliato».

Oltre a essere precisa, la tecnologia sviluppata è anche versatile: si applica al tumore al polmone, ma potrebbe essere facilmente tarata su altri tipi di patologie altrettanto gravi. Ora il prossimo passo è quello di accelerare lo sviluppo, per portare la tecnologia sul mercato. E l’impegno di Optoi nel settore non si ferma qui: di recente il gruppo ha vinto un altro progetto europeo denominato Arrest-TB che prevede l’utilizzo della tecnologia Optoi-DestiNA per la diagnosi della tubercolosi, che in alcuni paesi come la Russia e l’India continua a essere un grave flagello. Coordinato dall’Università di Edimburgo, il progetto (che coinvolge pure l’Università di Padova) ha come obiettivo quello di offrire al personale medico uno strumento diagnostico alternativo alla tradizionale analisi dell’espettorato e dei micobatteri tubercolari, puntando invece sull’individuazione di nuovi biomarcatori della TBC nel sangue.

Se si chiede a Cristina quali sono i requisiti per poter lavorare nel suo campo, la risposta è immediata: «La multidisciplinarietà è cruciale. Quindi bisogna avere una mentalità aperta, e una formazione a cavallo tra i diversi settori, ad esempio biotecnologia e ingegneria. Ancora, contano molto la caparbietà, la voglia di arrivare fino in fondo, e l’inclinazione a non dare mai nulla per scontato. E poi il metodo e la sistematicità con cui si effettuano i test, e la capacità di saper analizzare i risultati e di esporli in modo adeguato. In generale, si tratta di competenze che in parte sono connaturate, e in parte si acquisiscono sul campo».

Oltre all’esperienza, serve anche la tecnologia. Come quella sviluppata da Optoi. Perché «la sensoristica fornisce dei parametri ulteriori, che un essere umano non potrebbe captare: per esempio la misurazione di fenomeni come la corrente di alcune cellule, o i fotoni che vengono emessi da delle molecole opportunamente sollecitate. Questo, ovviamente, non significa dire che senza le tecnologie non si fanno le scoperte scientifiche, ma senz’altro esse forniscono un supporto utilissimo».

Altrettanto importante per fare ricerca di frontiera è lavorare in un’azienda che «dà tanto spazio al talento, come nel caso di Optoi. Merito anche del presidente Alfredo Maglione, che è un imprenditore molto aperto alla ricerca e all’innovazione — dice Cristina –. Naturalmente la nostra è sempre una ricerca concreta, finalizzata allo sviluppo di un prodotto per il mercato, sia perché ciò è funzionale alla sostenibilità economica dell’azienda, sia perché offrire una nuova tecnologia alle altre imprese e alle persone è una grandissima soddisfazione».

In Optoi la collega ha trovato il giusto mix di ricerca in laboratorio e pragmatismo aziendale. «Questa è una realtà che offre molti stimoli, e dove ti devi mettere molto in gioco. Una realtà davvero molto flessibile, con i tutti i pro e i contro del caso, perché anche a ogni collaboratore è richiesta una certa duttilità. Non esiste una giornata tipo in Optoi: magari la mattina inizia con un paio di ore di analisi tecnica, poi ci si sposta su un’indagine di mercato, quindi si passa alla reportistica per i progetti europei, e infine alle interazioni con i partner. Insomma, la giornata vola, mai cinque minuti di monotonia! — e aggiunge, ridendo — Probabilmente è il modo migliore per tenere in forma il cervello».

Per ulteriori informazioni, https://www.optoi.com | contact@optoi.com

Autore Marcello Benazzoli
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