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Maglione: l'industria 4.0 del futuro si costruisce adesso

Il 26 novembre si è tenuto l’Industrio Day, grande conferenza tutta online dedicata al futuro dell’Industria 4.0, e ai trend e alle tecnologie emergenti nel manifatturiero globale. Vi hanno preso parte imprenditori italiani di primissimo livello, nonché investitori, VC, accademici e manager di punta da tutta Europa e dagli Stati Uniti. Si è parlato delle ultime novità in settori di frontiera come la robotica e l’IoT, alcune tra le startup manifatturiere più interessanti del paese hanno presentato le loro tecnologie, e si è discusso dei nuovi paradigmi di innovazione in hub tecno-scientifici come Boston e Dresda, capitale della cosiddetta Silicon Saxony.

Alla conferenza — che è stata organizzata dall’acceleratore hardware Industrio Ventures, di cui il Gruppo Optoi è socio — ha partecipato anche il nostro presidente Alfredo Maglione, che nel suo intervento di apertura e chiusura ha toccato vari temi di grande rilevanza per il manifatturiero di domani, approfonditi in questa conversazione.
L’Industrio Day è stato dedicato all’innovazione concreta. Ma cos’è l’innovazione concreta, e perché è così importante?

Industrio Ventures si occupa — con risultati importanti, sia in termini di startup accelerate che di exit realizzate — di innovazione hardware, che noi del Gruppo Optoi chiamiamo, appunto, innovazione concreta. Ossia in grado di generare benefici tangibili per il cliente, coniugando attenzione per la qualità, rigore, affidabilità, sensibilità sociale. Questo tipo di innovazione la ritroviamo, ad esempio, nell’Industria 4.0, che non è stato solo un volano di crescita per le nostre imprese manifatturiere, ma ha generato occupazione di qualità, ha rilanciato il Made in Italy, ha contribuito a rimettere al centro del dibattitto pubblico temi di grande rilievo come il ruolo della formazione, e ci ha ricordato i benefici di pensare in modo strategico da sistema-paese.

Oggi si sta tornando a parlare di Industria 4.0, per fortuna.

Sì, anche su spinta di Confindustria. L’orizzonte è quello della Transizione 4.0: un’azione strategica nazionale, che riprende e amplia le iniziative implementate a partire dal 2017, per sostenere la modernizzazione della nostra industria, con risorse molto importanti, collegate al Recovery Fund: si parla di 25 miliardi di euro che nei prossimi anni verranno destinati a ri-alimentare l’innovazione e gli sviluppi nell’Industria 4.0.

Uno dei temi emersi all’Industrio Day è che l’innovazione si nutre di interdisciplinarità, e che i nuovi sviluppi in un settore possono stimolare quelli in un altro. Per esempio i progressi incredibili nella robotica si rilevano importantissimi nella lotta al Covid-19 e nell’ambito sanitario.

Confermo. Nel caso della realtà che conosco meglio, il Gruppo Optoi, la nostra innovazione viene implementata in settori quali l’industriale, l’aerospaziale, la mobilità, il green e il biomedicale, e si concretizza in un dialogo molto intenso tra i nostri esperti di ingegneria, materiali, fisica, biologia. Il filo rosso è naturalmente la sensoristica, che oggi innerva tutta l’Industria 4.0, ma che sta accompagnando molte delle grandi trasformazioni tecnologiche in corso, ad esempio nello smart building.

La stessa Industria 4.0 è interdisciplinare.

Certo. In essa coesistono la dimensione digitale, cioè big data e data analytics, e la dimensione hardware, ossia additive manufacturing, IoT, sensoristica, elettronica, microelettronica ecc. E l’Italia ha la possibilità di cogliere l’opportunità dell’Industria 4.0 proprio perché è un paese manifatturiero avanzato che vanta molte aziende d’eccellenza nei settori industriali che ho citato prima. Sottolineo poi come molte di queste aziende, consapevoli dell’importanza della sfida, e della necessità di confrontarsi con centri di ricerca, università, startup e così via, si stanno già trasformando in veri e propri hub.
Trent’anni fa l’imprenditore, soprattutto il piccolo imprenditore, raramente metteva il naso fuori dalla sua fabbrica. Oggi si è capito che fare rete è fondamentale.

Senza dubbio. Optoi è un gruppo che è nato facendo elettronica e microelettronica — siamo specializzati in sensoristica da ormai venticinque anni — e la domanda per questo tipo di tecnologia continua a crescere. Si parla sempre di più di dispositivi smart, auto smart, case smart: ebbene, per generare i dati necessari agli algoritmi, i sensori sono indispensabili. Ma proprio la domanda sempre più sofistica ed esigente ci spinge a creare sinergie con altre aziende leader, e a fare rete, in Trentino, in Italia, nel mondo. Ovviamente non siamo gli unici ad averlo capito: non a caso all’Industrio Day hanno partecipato menti da tante aziende e startup innovative a cui è ben chiaro come il confronto, nell’era dell’Industria 4.0, sia davvero indispensabile.

“Unire le forze, unire le competenze”, hai detto nel corso del tuo discorso di inaugurazione dell’Industrio Day.

Esatto. L’Italia è un grandissimo paese, la settima potenza industriale del mondo, e vanta delle eccellenze tecnologiche di rilievo. Tuttavia la nostra struttura produttiva è basata sulle PMI, e proprio per questa ragione è fondamentale creare degli ecosistemi dell’innovazione dove queste aziende possano trovare degli interlocutori con cui fare squadra e lavorare in modo complementare e condiviso.

La consapevolezza dell’importanza degli ecosistemi sta maturando in tutta Italia, e in Trentino siamo, da questo punto di vista, pionieri, grazie a centri di ricerca d’eccellenza come FBK, a un’ottima università, al lavoro della Provincia e degli enti a essa collegati, alle azioni di Confindustria Trento, alle tante imprenditrici e ai tanti imprenditori innovativi del Trentino, a un acceleratore, investitore e catalizzatore come Industrio Ventures.

Il punto poi è imparare a fare rete andando oltre i confini del proprio territorio. Il Trentino lo sta facendo da tempo (pensiamo solo alla sede dello EIT a Povo, o all’intenso confronto con il mondo di lingua tedesca), ma è tutta l’Italia che sta abbandonando il suo campanilismo, e sempre di più gli ecosistemi dell’innovazione del paese dialogano tra loro, unendo così competenze, capacità, visione. Ecco per esempio che l’iniziativa della Dolomiti Innovation Valley, che mette insieme i territori dolomitici, è un bell’esempio nella giusta direzione.

Le sfide però sono globali, e internazionalizzarsi è un imperativo.

Certo. Da imprenditore e innovatore posso dire che è fondamentale acquisire quanto prima la dimensione internazionale. Noi di Optoi Group vantiamo partner importanti in Germania e in Spagna, abbiamo un ramo brasiliano incentrato a Florianópolis (tra gli hub dell’innovazione sudamericana), siamo regolarmente presenti nelle principali fiere di settore in Europa e Cina. E con Industrio Venture ci stiamo affacciando ora sul Northeast americano, e in particolare su Boston, hub di livello mondiale dove hanno sede un centinaio tra università e colleges di eccellenza, già meta di due missioni di successo guidate dal direttore generale di Industrio Ventures Gabriele Paglialonga.
Ultima domanda: come giudichi l’Industrio Day?

È stata una giornata che personalmente mi ha reso molto orgoglioso. Come presidente del Gruppo Optoi, socio e partner di Industrio Ventures sin dai primissimi passi dell’acceleratore, e ovviamente come presidente di Industrio Ventures. Eventi di questo livello, in grado di riunire intorno a un tavolo — virtuale, date le circostanze — imprenditori, manager, accademici e giovani innovatori da Italia, USA e Germania fanno bene a Industrio Ventures, ma soprattutto fanno bene all’ecosistema trentino dell’innovazione manifatturiera, e agli ecosistemi delle aree limitrofe, quali il bellunese, la Carnia e l’Alto Adige.

Mi è poi piaciuto molto il coinvolgimento di manager e imprenditori italiani che hanno avuto straordinarie carriere e successo negli Stati Uniti. Penso che noi italiani, quando sappiamo combinare soft skills dove storicamente eccelliamo, con competenze industriali e tecniche forti, siamo davvero in grado di dare contributi unici alle aziende e alla società.

Tu hai parlato di Michelangelo come fonte di ispirazione.

Esatto. Ho sempre trovato stupefacente la capacità del grande artista toscano di plasmare la materia, il marmo, grazie al suo genio, alla sua creatività, alla sua capacità tecnica. Pensa solo alla Pietà, meravigliosa, o al Mosè. Ecco, credo che una figura come la sua possa essere una fonte di ispirazione infinita per gli imprenditori e gli startupper italiani.


Per ascoltare l’intervista di Alfredo Maglione, si vada alla pagina:

https://www.facebook.com/IndustrioVentures/videos/190350009388263
Autore Marcello Benazzoli
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