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L'industra 4.0 essenziale per il rilancio del manufatturiero dell'Europa del sud

Para el castellano, leer aquí.

Nei momenti di grande difficoltà, come quello che l’Italia, la Spagna e tanti altri paesi stanno vivendo, le aziende innovative cercano di dare il massimo. Questo vale anche per Optoi che — come ormai sanno i lettori di questo blog — fa “innovazione concreta”. E molto concreto è anche il suo presidente, Alfredo Maglione.

52 anni, una laurea in ingegneria dei materiali con specializzazione in microelettronica, da sempre fautore di un’innovazione affidabile, solida, in grado di dare risposte tangibili ai clienti e alla società, Alfredo ha scelto di creare Optoi in un territorio — il Trentino — che negli ultimi trent’anni è riuscito a diventare, con molti sforzi, uno degli ecosistemi dell’innovazione più dinamici d’Italia, e dell’intera Europa del sud: qui hanno sede, per esempio, numerosi laboratori e centri di ricerca di grandi aziende innovative; qui c’è una delle più alte densità di startup innovative del paese.

Presidente della sezione servizi innovativi e tecnologici di Confindustria Trento, e membro del Consiglio di presidenza della stessa (per il quale è il referente dell’ecosistema innovazione e ricerca del Trentino), in questi anni Alfredo ha trasformato Optoi in un gruppo dal respiro internazionale. Un gruppo che può contare su partner industriali di grande rilevanza, in primis in Germania, e che è attivo in Sudamerica e nel bacino del Mediterraneo, inclusa la Spagna, dove hanno la loro sede clienti importanti (specializzati in tecnologie per il manifatturiero avanzato), e anche partner di visione, attivi per esempio nella genomica.

Il biomedicale, l’aerospaziale e il manifatturiero avanzato sono tra i settori dove Optoi punta di più. Nella convinzione, come spiega bene Alfredo in questo post, che l’Industria 4.0 sia un’opportunità importante di rilancio: industriale e scientifico, ma anche culturale e sociale; specie in questa fase di estrema complessità per famiglie, lavoratori e imprese.

Infatti proprio grazie alle tecnologie dell’Industria 4.0 il manifatturiero italiano, spagnolo e di altri paesi dell’Europa del sud può recuperare competitività, dinamismo ed efficienza, a tutto vantaggio di fatturato e marginalità. La mission di Optoi, del resto, è appunto questa: aiutare le PMI e le grandi imprese, attraverso le proprie soluzioni e tecnologie nella sensoristica, a rendere più smart i propri prodotti e le proprie linee di produzione. Una mission terribilmente urgente.
Alfredo, l’economia italiana, ma anche altre economie (per esempio quella di un paese che conosci bene, la Spagna) sono state duramente colpite dal Covid-19. A tuo parere l’Industria 4.0 può aiutare le economie mediterranee a ripartire e a superare le odierne gravi difficoltà economiche?

Sicuramente. Tutti i paesi del mondo sono stati colpiti dall’emergenza Covid-19, ma alcuni paesi più di altri: ad esempio l’Italia e la Spagna. La pandemia ha avuto un tragico impatto sanitario e sociale, come dolorosamente sappiamo. E ora ne stiamo pagando, purtroppo, anche le conseguenze economiche. Interi settori industriali, fondamentali per l’occupazione e per la crescita, sono stati colpiti. Ecco perché le tecnologie dell’Industria 4.0 (che già prima della crisi stavano contribuendo a rendere il manifatturiero europeo più automatizzato, competitivo ed efficiente), adesso rappresentano un’opportunità ancora più importante per far ripartire i settori industriali dell’Italia, della Spagna e degli altri paesi europei, e fare in modo che le loro aziende riescano a recuperare marginalità e fatturati, e a essere ancora più competitive.

Il paradigma 4.0 nell’industria aiuterà, in sintesi, le imprese che lo accolgono a essere ancora più competitive e a guadagnare fette di mercato maggiori rispetto a quelle che non lo fanno. Quest’ultime rimarranno indietro, e da questa crisi potrebbero rimanere anche schiacciate.

L’Industria 4.0 è dunque la chiave di volta per far ripartire le aziende manifatturiere innovative, renderle più solide, e farle tornare a correre dopo l’emergenza Covid-19?

Sì.

In che modo, per esempio?

Molte di queste imprese potranno trarre grandi benefici dall’avere processi produttivi con un tasso di automazione più elevato, e una maggior flessibilità. Questo non potrà che renderle più competitive, in un mondo segnato dal Covid-19. La pandemia infatti costringe le industrie a porre in essere misure di distanziamento. I reparti produttivi ad alta intensità umana saranno sempre più anacronistici; prenderanno sempre più piede reparti produttivi automatizzati, dove la presenza dell’operatore, del tecnico, in linea di produzione, sarà più rarefatta, meno densa. Questo da una parte contribuirà ovviamente a far produrre meglio, con maggiori margini, e dall’altro aiuterà a rispettare le disposizioni Covid-19.

Un manifatturiero sempre più intelligente, dunque, e che produce manufatti sempre più intelligenti. Corretto?

Sì. I manufatti che le industrie realizzano per altri settori, ad esempio l’edilizia e l’abitare, la sanità, il cleantech, sono e saranno sempre più manufatti intelligenti, smart. Il nostro gruppo, ad esempio, lavora con molte realtà di rilievo che vogliono offrire ai loro clienti prodotti e sistemi più sensorizzati e monitorizzabili. Garantendo così maggiori sicurezza ed efficienza. E di sicuro la pandemia spingerà ancora di più il mondo in questa direzione.

La crescente automatizzazione del manifatturiero non può portare anche a un aumento della disoccupazione? La gente spesso pensa a macchine che sostituiscono gli operai…

Questa è una preoccupazione comprensibile, ma per fortuna non supportata dai dati storici. In realtà l’introduzione della robotica nel manifatturiero non solo non ha ridotto i posti di lavoro, ma li ha aumentati, creando solo un’occupazione di tipo diverso. Meno posti di lavoro di basso-medio livello, e più posti di lavoro di medio-alto livello, a contenuto prevalentemente tecnico e ingegneristico, con maggiori gratificazioni professionali ed economiche. Insomma, l’automazione e l’Industria 4.0 non distruggono posti di lavoro, ma li aggiungono, soprattutto in termini qualitativi, generando quindi occupazione a maggior valore aggiunto.

Secondo te paesi dell’Europa del sud come l’Italia e la Spagna hanno le carte in regola, per esempio quanto a capitale umano, per crescere attraverso l’Industria 4.0?

Assolutamente sì. Le tecnologie dell’Industria 4.0 (concetto che è nato in Germania, ma che ha presto preso piede in Italia, Spagna, Francia…) nei prossimi anni potranno trovare proprio nei paesi mediterranei “terreno fertile”. Il mondo post-Covid 19 richiederà nuove applicazioni molto focalizzate sull’intelligenza, sulla smartness, sulla capacità di soddisfare le esigenze delle persone e delle comunità: tutte tematiche dove le economie dell’Europa del sud vantano forti sensibilità.
Questa crisi è uno spartiacque.

Probabilmente sì, da molteplici punti di vista. Per esempio ha messo a nudo la nostra profonda esigenza di tecnologie amiche, tecnologie vicine, tecnologie umane. E oggi l’Italia, la Spagna, hanno l’opportunità di sviluppare nuovi sistemi 4.0 maggiormente vicini alle esigenze delle persone, valorizzando alcuni dei loro punti di forza.

Un’Industria 4.0 dal volto umano.

Diciamo così.

Optoi è un attore di peso dell’ecosistema trentino dell’innovazione, tra i più dinamici del nostro paese. Il modello trentino, che tu conosci bene, potrebbe essere esportato in altre regioni dell’Europa del sud?

Sì. L’ecosistema trentino dell’innovazione è diventato negli anni un punto di riferimento di grande importanza per tutto il paese. Esso è nato grazie alla compresenza di una validissima università tecnologica, eccellenti centri di ricerca e, soprattutto, un tessuto di startup, spinoff e aziende high-tech come Optoi. Si è venuto così a creare un modello economico innovativo, che può contare su poli tecnologici come il Polo Meccatronica, o come l’acceleratore nonché investitore Industrio Ventures, che Optoi Group e altre realtà innovative hanno fatto nascere cinque anni fa, e che sta dando un contributo importante in ambito startup.

E questo modello è esportabile, come sta dimostrando Optoi e il team di Industrio Ventures, attraverso la creazione di nodi in altri ecosistemi molto promettenti del Nordest e del centro Italia come Tolmezzo (UD), Belluno, Bolzano e presto l’Emilia. Questo modello però può essere esportato anche in altri territori, ad esempio dell’Italia meridionale, della Spagna o di altri paesi dell’Europa del sud, che possono contare su un eccellente capitale umano, e che necessitano di nuove capacità tecnologiche e produttive.

E questo può favorire anche gli FDI.

Sì. L’ecosistema trentino dell’innovazione, ad esempio, puntando sulle smart specializations della meccatronica e della sostenibilità, è riuscito ad attirare capitali esteri, e a spingere gruppi industriali rilevantissimi ad aprire qui filiali e laboratori, generando centinaia (ormai migliaia) di nuovi posti di lavoro di qualità. Costoro scommettono sul Trentino perché qui ci sono le competenze, ci sono realtà industriali come Optoi, ci sono poli tecnologici d’eccellenza, ci sono startup e tutto ciò che serve per fare innovazione e prodotti di punta.

Le tecnologie dell’Industria 4.0 possono essere adottate soltanto dalle grandi aziende, o possono essere di utilità anche per le PMI?

Ovviamente possono giovare molto anche alle PMI. Anzi, la rivoluzione dell’Industria 4.0 costituisce una grande opportunità per fare alla propria azienda un grande salto tecnologico, digitale. Chi ha una linea di prodotti e una linea produttiva valida, ma non sufficientemente innovativa e redditizia, grazie a un investimento lungimirante nell’Industria 4.0 può far fare alla sua azienda uno scatto in avanti, non solo in termini di innovazione, ma anche in termini di crescita del fatturato e delle marginalità.

Lo sappiamo bene in Optoi. La nostra è una tecnologia di sensoristica, che aggiunge quindi intelligenza, capacità di misurazione e controllo remoto a prodotti già esistenti. E proprio tale tecnologia ha consentito ad aziende specializzate in prodotti a media tecnologia di crescere, e diventare più competitive. Penso a realtà dell’edilizia, che hanno potuto trasformare i loro infissi e serramenti (quindi prodotti meccanici, privi di elettronica e sensori) in beni smart, a maggior valore aggiunto. Oppure penso a PMI del settore degli elettrodomestici, che grazie ai nostri sensori hanno iniziato a realizzare prodotti di nuova generazione, pronti per mercati più evoluti.
Optoi lavora molto anche nell’aerospaziale e nel biomedicale.

Sì. Nell’aerospaziale vantiamo collaborazioni con agenzie spaziali di peso globale, mentre il biomedicale rappresenta per noi un settore dal grandissimo potenziale.

La rivoluzione dell’Industria 4.0 richiede un capitale umano all’altezza. Questo rende, quindi, ancora più strategico l’investimento in R&D, istruzione, università…

La formazione, l’R&D, la sanità e la scuola sono le colonne portanti di ogni paese, e soltanto investendo su di esse si può formare quel capitale umano necessario poi al settore privato. Il tema della formazione mi è molto caro, ne abbiamo già parlato in questa sede nei mesi scorsi, e implica un adeguamento importante rispetto ai nuovi paradigmi dell’Industria 4.0. Perché la formazione, nel XXI secolo, non può essere confinata solo alle scuole o alle università, ma deve coinvolgere sin da subito le imprese, come già accade in Germania, in Austria e in altri paesi dell’Europa centro-settentrionale. Occorre che i percorsi didattici e accademici delle nuove generazioni siano affiancati, parallelamente, da percorsi formativi pure nelle imprese, in modo che si inizi subito a familiarizzare con le tecnologie emergenti, e con le sfide che il mondo produttivo deve affrontare.

Prendiamo per esempio il caso delle tecnologie digitali. Da anni diciamo che la scuola italiana deve attrezzarsi alle sfide del digitale, ma il Covid-19 ha costretto professori e studenti, in una manciata di mesi, ad adeguare all’online un sistema formativo quasi al 100% offline. Con il risultato che in pochissimo tempo la scuola ha subito una trasformazione tecnologica che non era riuscita a compiere nei dieci anni precedenti. Ora abbiamo studenti delle scuole medie e delle superiori che sanno usare piattaforme di comunicazione avanzata che sino a pochissimo tempo fa erano appannaggio solo di manager e startupper.

La stessa evoluzione deve riguardare l’Industria 4.0. Le aziende manifatturiere punteranno sempre di più, per lavorare, su tecnologie come visori per la realtà aumentata, frese a controllo numerico, stampanti 3D di nuova generazione, sensoristica, IA. Non è ammissibile che un giovane “scopra” concretamente queste tecnologie solo a ventiquattro o venticinque anni, al termine della sua laurea magistrale. Specialmente considerando che i suoi coetanei tedeschi e austriaci magari le sperimenteranno già a quindici o sedici anni.

Del resto chi, negli anni ’60, aveva la fortuna di imparare a scuola come usare bene una macchina da scrivere o una calcolatrice, poteva poi lavorare nelle aziende più moderne.

Esatto.
Potresti raccontare, ai lettori che non conoscono Optoi, che cosa fa il gruppo che tu hai fondato e presiedi?

Optoi è una realtà tecnologica particolare. È nata venticinque anni fa come spin-off di un centro di ricerca, focalizzato su microsistemi, sensoristica, tecnologie microelettroniche. E in un quarto di secolo questa realtà si è trasformata da one-man company in gruppo di ormai quasi cento persone specializzato nello sviluppo di tecnologie e prodotti della sensoristica ottica, dei sistemi di misura, di soluzioni per il mondo del manifatturiero evoluto, dell’edilizia, dell’aerospaziale, del biomedicale, delle tecnologie verdi. Siamo una realtà dell’Industria 4.0, e qui nel Nordest italiano un attore di riferimento per progettare, produrre e vendere sensori innovativi, soprattutto se si tratta di soluzioni custom, e di problem-solving.

Il risultato è che siamo spesso partner di PMI innovative e anche grandi gruppi industriali, che si appoggiano al nostro know-how e alle nostre tecnologie per far diventare i loro prodotti e le loro linee di produzione sempre più smart. Ma noi non ci limitiamo a fornire competenze e soluzioni; offriamo anche il valore di un’esperienza e di un contributo, da protagonisti, a un ecosistema altamente innovativo, dove operano attori come l’acceleratore di startup Industrio Ventures (di cui siamo soci) che vanta un network di imprese e startup di altissimo livello, nonché una specializzazione in progetti di open innovation proprio nel manifatturiero evoluto. Proprio di recente Industrio Ventures ha investito in una startup innovativa dell’Industria 4.0, Smart Factory.

Un bel segnale, in un momento così difficile.

Senza dubbio.


Per ulteriori informazioni, https://www.optoi.com | contact@optoi.com
Autore Marcello Benazzoli
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